La costruzione europea è forse il più grande dei progetti storici di questo secolo. fondato sui valori positivi in cui si riconosce la nostra civiltà - tutela della pace, progresso economico e sociale, rispetto della persona, primato del diritto sulla forza bruta - tale processo di costruzione ha attraversato momenti di crisi ma ha anche ottenuto grandi risultati. L'ideale europeo, espressione in origine della volontà di sei Stati, è oggi condiviso da quindici paesi e suscita interesse in altri dieci e più, candidatisi all'adesione all'Unione europea. Il XX secolo si sarà contraddistinto per l'affermazione, e successiva caduta, dei sistemi totalitari. All'alba del terso millennio, l'unione volontaria dei popoli europei resta l'unico grande sforzo collettivo ispiratosi a un ideale di superamento dei conflitti passati ed elaborazione di un futuro comune. Essa costituisce inoltre l'unica risposta credibile ai rischi e alle opportunità di mondializzazione crescente dell'economia. L'unione europea ha molti significati diversi per i suoi cittadini: alcuni vedono in essa il fulcro degli sforzi compiuti negli ultimi cinquant'anni per mantenere la pace in un continente che in passato fu dilaniato da rivalità e sospetti reciproci, mentre altri criticano la sua impotenza politica e si chiedono perché questa presunta unione politica non è stata in grado di intervenire efficacemente nell'ex Jugoslavia. Per molti l'unione europea significa soprattutto il mercato unico, con le opportunità e i benefici che questo offre a tutte le categorie di cittadini, dai responsabili di imprese agli studenti, dai pensionati ai turisti: altri riconoscono che sta diventando sempre più difficile capire qual' è il vero obiettivo dell'Unione. Guardando indietro, essi si chiedono se gli attuali responsabili dell'UE stiano veramente realizzando le visioni dei suoi fondatori, o se tali visioni non si siano piuttosto perse nelle ambiguità dell'Europa del dopo guerra fredda. Infine va detto che l’UE è ben più che la mera somma delle sue parti. I suoi Stati membri l'hanno creata per contribuire a risolvere dei problemi che non possono essere efficacemente affrontati dai singoli paesi.La creazione di una moneta unica, l'Euro, e la sua prossima affermazione, è una tappa indubbiamente fondamentale per veder realizzarsi tutti i progetti e gli sforzi che da tempo sono stati compiuti. La decisione di adottare la moneta unica è stata presa con l'adozione del trattato sull'Unione europea, firmato dai capi di Stato e di governo degli Stati membri a Amatrice nel febbraio 1992. Due Stati (il Regno Unito e la Danimarca) beneficiano di un protocollo che consente loro di non adottare la moneta unica se così scelgono. Al Consiglio europeo di Madrid del 15 e 16 dicembre 1995, i capi di Stato e il governo dei Quindici hanno deciso di chiamare la moneta unica "Euro" e hanno fissato uno scenario definitivo per la sua introduzione. Il varo della moneta unica avverrà dunque il 1° gennaio 1999 per i paesi che soddisferanno alle condizioni necessarie stabilite dal trattato di Maastricht.
BREVI CENNI CRONOSTORICI SULLA NASCITA DELL'EUROPA
Con spesso accade, anche la storia dell'Unione europea è caratterizzata da momenti importanti, da date simboliche. Dieci sono le date che meritano di essere ricordate, poiché hanno visto nascere l'Europa che noi oggi conosciamo e ci introdurranno nell'Europa di domani.
9 MAGGIO 1950: NASCE L'EUROPA
Nella primavera del 1959 l'Europa è sull'orlo del baratro. La guerra fredda fa gravare la minaccia di un conflitto tra paesi occidentali e paesi dell'est. Cinque anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, gli avversari di un tempo sono lungi dall'essersi riconciliati. Come evitare di rivivere gli errori del passato e creare le condizioni per una pace duratura fra nemici storici? Il nocciolo della questione erano le relazioni tra Francia e Germania: bisognava stabilire un legame tra i due paesi e ricongiungere ad essi tutti i paesi liberi d'Europa per costruire insieme un destino comune. Jean Monnet, forte della sua eccezionale esperienza di negoziatore e uomo di pace, propose al ministro degli Affari esteri francese Robert Schuman e al cancelliere tedesco Konrad Adenauer di creare un interesse comune ai due paesi, che individuò nella gestione del mercato del carbone e dell'acciaio. Tale proposta viene formulata dalla Francia il 9 maggio 1950 e accolta con fervore dalla Germania, dall'Italia, dai Paesi Bassi, dal Belgio e dal Lussemburgo: il trattato che istituisce la prima Comunità Europea, quella del carbone e dell'acciaio (CECA), sarà firmato nell'aprile del 1951 e segnerà l'inizio dell'Europa delle realizzazioni concrete: viene avviata in tal modo un’iniziativa storica per una "Europa organizzata e viva", indispensabile per la civiltà e senza la quale non può essere conservata la pace mondiale.
25 MARZO 1957: LA COMUNITA' ECONOMICA EUROPEA
Il piano Schuman aveva contribuito alla creazione di una Comunità specializzata in due settori decisivi: il carbone e l'acciaio. Bisognava correggere la mira e procedere sulla via dell'integrazione. Furono prese iniziative nei settori della difesa e dell'unione politica cui le opinioni pubbliche non erano ancora preparate. I sei Stati della CECA scelsero quindi un nuovo terreno di lancio: la creazione di un mercato comune. Il trattato di Roma del 25 marzo 1957, che istituisce la CEE e la Comunità Europea per l’energia atomica (EURATOM), crea delle istituzioni decisionali che sono espressione sia degli interessi nazionali sia di una visione comunitaria.La Comunità europea costituisce il polo principale intorno al quale si organizza la costruzione europea.
20 LUGLIO 1963: YAOUNDE', IL DEBUTTO DELL'EUROPA SULLA SCENA INTERNAZIONALE
Unite le loro sorti sul continente, gli stati fondatori della Comunità europea firmano, nel 1963, una convenzione con le ex colonie africane, con cui garantiscono ai nuovi paesi indipendenti vantaggi commerciali e aiuto finanziario. La convenzione di Lomé, che fa seguito a quella di Yaoundé, si applica oggi a 70 paesi d'Africa, dei Caraibi e del Pacifico. L'Unione europea è divenuta la prima fonte internazionale di aiuto pubblico allo sviluppo. Tale cooperazione si è altresì estesa alla maggioranza dei paesi d'Asia e America latina. Il 28 novembre 1995, i 15 paesi dell'Unione europea e 12 paesi costieri del Sud del Mediterraneo stabiliscono un rapporto di partnerariato finalizzato alla creazione di una zona di libero scambio e alla conclusione di accordi di cooperazione nei settori sociale, culturale e umano.
1° gennaio 1973: PRIMO AMPLIAMENTO DELLA COMUNITA' EUROPEA
L'Unione europea è aperta a tutti i paesi europei che desiderino fare propri gli impegni previsti dai trattati e perseguire obiettivi fondamentali comuni. Il 1° gennaio 1973, Danimarca, Irlanda e Regno Unito entrano a far parte della Comunità europea. A tale adesione è seguito un ampliamento verso sud, durante gli anni Ottanta, mano a mano che Grecia, Spagna e Portogallo trovavano posto nel consesso delle nazioni democratiche. La terza ondata di adesioni, nel 1955, nasce dalla volontà dei paesi dell'Europa scandinava e centrale di aderire a un'Unione che andava consolidando il mercato interno e appariva unico polo di stabilità nel continente, dopo il crollo del blocco sovietico.
7 - 10 GIUGNO 1979: LE PRIME ELEZIONI DIRETTE A SUFFRAGIO UNIVERSALE DEL PARLAMENTO EUROPEO
Il Parlamento europeo svolge un ruolo fondamentale nell'equilibrio istituzionale della Comunità, rappresenta i popoli ed è simbolo della natura democratica del progetto europeo. Il Parlamento esercita altresì il potere legislativo sotto forma di diritto di consultazione in merito ai principali testi comunitari. Quanto alla nomina dei parlamentari europei, fino al 1979 essi erano espressione dei parlamenti nazionali. Dal 1979, il Parlamento europeo è eletto ogni cinque anni a suffragio universale diretto in tutti i paesi dell'Unione. I cittadini scelgono così i propri rappresentanti in sono non certo a delegazioni nazionali, bensì a gruppi parlamentari transnazionali, espressione delle grandi correnti di pensiero politico che percorrono il continente.
17 FEBBRAIO 1986: FIRMA DELL'ATTO UNICO EUROPEO
L'obiettivo del trattato di Roma di istituire un mercato comune è stato in parte realizzato negli anni Sessanta, con la soppressione dei dazi doganali interni e delle restrizioni quantitative agli scambi. Gli autori del trattato avevano però sottovalutato tutta una serie di altri ostacoli che costituivano spesso barriere insormontabili. La Commissione prese pertanto un'iniziativa audace, che avrebbe portato all'adozione dell'Atto unico. Questo fissa, per il 1° gennaio 1993, il completamento del mercato interno e fornisce alle istituzioni comunitarie i mezzi per adottare le 300 direttive necessarie allo scopo. Altro obiettivo dell'Atto unico è la coesione economica e sociale. Al riguardo, l'Europa attua delle politiche strutturali a favore delle regioni depresse o colpite da mutamenti tecnologici industriali, promuove la cooperazione in materia di ricerca e di sviluppo e si fa carico della dimensione sociale del mercato interno.
1° NOVEMBRE 1993: L'UNIONE EUROPEA
Con l'entrata in vigore, il 1° novembre 1993, del trattato sull'Unione europea, firmato il 7 febbraio 1992 a Maastricht, la costruzione europea assume una nuova dimensione. La Comunità europea, essenzialmente economica, si trasforma in Unione europea, fondata su tre pilastri. Il pilastro comunitario ha per protagonisti la Commissione, il Parlamento, il consiglio e la corte di giustizia. I rimanenti due settori presuppongono l'intervento degli stati membri fino ad allora considerati di competenza esclusiva dei governi nazionali: la politica estera e di sicurezza da un lato e gli affari interni dall'altro, fra cui la politica di immigrazione e di asilo, la polizia e la giustizia. Tuttavia, del trattato di Maastricht i cittadini ricorderanno forse e soprattutto la decisione che più concretamente inciderà sulla vita quotidiana di ciascuno, ovvero la realizzazione dell'unione economica e monetaria. Il 1° gennaio 1999, entreranno a far parte di tale unione, garanzia della loro sana gestione finanziaria e di stabilità futura per la moneta unica, l'euro. Ultima tappa è l'immissione in circolazione della moneta unica, le cui implicazioni e conseguenze ne fanno un evento di portata eccezionale. Potremmo persino azzardare che l'euro sarà in futuro il simbolo più concreto dell'Unione europea. Moneta forte, in grado di tener testa alle più importanti valute di riserva internazionali, l'euro sarà il segno distintivo della nostra comune appartenenza a un continente unificato.
1 GENNAIO 1994: ISTITUZIONE DELL’IME
Con questa data si segna un altro momento fondamentale verso l’unità europea, viene infatti creato a Francoforte l’Istituto Monetario Europeo (IME) e si rafforzano le procedure di coordinamento delle politiche economiche a livello europeo.In aggiunta si introduce una vera e propria lotta contro i disavanzi eccessivi e un piano di convergenza economica tra gli stati membri.
15-16 dicembre 1995: CONSIGLIO EUROPEO DI MADRID
Si è già detto come nella "due giorni" di Madrid si sia definito il nome della allora prossima moneta unica (Euro) e fissato lo scenario tecnico per l’introduzione dell’Euro stessa e il calendario per il passaggio ala moneta unica previsto dal 1999: il termine per quest’ultima procedura è prevista per il 2002
MAGGIO 1998: DEFINIZIONE DEGLI STATI FACENTI PARTE DELL’EURO
Il gran giorno è finalmente arrivato: in funzione dei criteri di convergenza e in base ai risultati economici del 1997 i capi di Stato e/o di governo hanno definito quali Stati per primi parteciperanno alla moneta unica; l’Italia è uno di questi.Gli Stati membri inoltre nominano i responsabili della BCE (Banca Centrale Europea) la quale insieme al Consiglio fissa la data di introduzione di banconote e monete metalliche: l’SEBC (Sistema Europeo delle Banche Centrali) e il Consiglio insieme agli Stati membri iniziano a coniare rispettivamente le prime e le seconde.
PROSSIME TAPPE DI PERFEZIONAMENTO DELLA COOPERAZIONE EUROPEA
-entro l’ 1° GENNAIO 1999:Preparazione finale della BCE e del SEBC. Il Consiglio adotta la normativa concernente la chiave di ripartizione per la sottoscrizione del capitale, la raccolta di informazioni statistiche, le riserve minime, la consultazione della BCE e le ammende e penalità di mora che possono essere inflitte alle imprese. La BCE ed il SEBC si preparano alla fase operativa: istituzione della BCE, adozione del quadro regolamentare, sperimentazione della politica monetaria, ecc. -1° GENNAIO 1999:
INIZIO DELLA TERZA FASE DELL’UEM
Il Consiglio fisserà in modo irrevocabile i tassi di conversione delle monete dei paesi partecipanti tra loro e rispetto all’Euro: questa diviene una moneta a pieno diritto ed il paniere Ecu ufficiale cessa di esistere.Entra in vigore il regolamento del Consiglio che definisce il quadro giuridico relativo all’introduzione dell’Euro.A partire da questa data inoltre il SEBC definisce ed attua la politica monetaria unica in Euro e conduce le operazioni di cambio nella stessa valuta. Gli Stati membri effettuano in Euro le nuove emissioni di titoli del debito pubblico. -tra l’ 1° GENNAIO 1999 e l’ 1° GENNAIO 2002:Il SEBC cambia alla pari le valute applicando i tassi di cambio fissati in modo irrevocabile e insieme alle pubbliche autorità degli Stati membri sorveglia il processo di passaggio alla moneta unica nel settore creditizio e finanziario. Essi inoltre assistono tutti i settori economici nella preparazione alla transizione verso la moneta unica. Inizio dell’immissione delle banconote in Euro e del ritiro di quelle in valuta nazionale.
COMPLETAMENTO DEL PROCESSO
-entro l’ 1° LUGLIO 2002:Fine della transizione verso l’Euro per gli Stati membri partecipanti.L’unificazione monetaria e I NUOVI equilibri internazionaliDi fronte alla realtà ormai concreta dell'Euro non resta che valutare le conseguenze più evidenti che si verificheranno con la moneta unica in particolar modo rispetto ai rapporti internazionali che la situazione continentale manterrà e/o stabilirà con il resto del mondo. L'Unione Europea svolge un ruolo diversificato di primo piano sulla scena internazionale, in particolare nel campo delle relazioni economiche, giacchè spetta a lei gestire una politica commerciale comune e concludere accordi di vario tipo con singoli paesi o gruppi di paesi, oppure a livello multilaterale: l'UE è responsabile anche dell'assistenza economica della cooperazione allo sviluppo e degli aiuti umanitari, tutti settori in cui conduce una politica unica coerente nei confronti dei paesi terzi. Già i padri fondatori del trattato di Roma infatti avevano previsto una politica commerciale comune che doveva costituire il logico complemento alla creazione dell'unione doganale fra gli stati membri. Nel corso degli anni, il fatto che l'UE - massima potenza commerciale al mondo, cui si deve oltre un quinto degli scambi totali - conduca una politica unica coerente nei confronti del resto del mondo ha fatto della politica commerciale comune una delle chiavi di volta della politica dell'Unione. La solidarietà dei 15 Stati membri, inoltre, rafforza considerevolmente il potere negoziale dell'unione e le consente di agire da pari a pari come partner delle altre massime potenze commerciali mondiali: gli investimenti diretti all'estero sono un aspetto importante dell'economia mondiale e un settore in cui l'Unione Europea ha forti interessi, è importante garantire quindi un ambiente favorevole a tali investimenti a livello mondiale parallelamente alla progressiva liberalizzazione del commercio mondiale. Non si può ignorare che l'Euro diverrà insieme al dollaro la valuta di riserva internazionale per eccellenza, sospinta da un mercato, quello europeo, che si stima potenzialmente superiore in termini di esportazioni persino rispetto agli Stati Uniti: questa grande occasione che viene a presentarsi al vecchio continente tuttavia prospetta anche grossi rischi e sarà necessario che l'UE non consideri la tappa della moneta unica come faticoso punto di arrivo. Ma è l'Europa pronta a gestire tale ruolo di assoluto primo piano nel panorama mondiale soprattutto ora che con il conio della moneta unica si ipotizza di poter costituire una politica unitaria che differirà spesso dai semplici interventi dei quindici membri? Potrà conciliarsi una unione economica con la mancanza di una altrettanto valida coesione politica continentale? A riguardo ricordiamo innanzitutto che la CEE non è ancora uno Stato: gli elementi comuni all'ordinamento comunitario e ad un ordinamento nazionale non sono infatti sufficienti a caratterizzare come stato la CE, da punto di vista della sua natura giuridica. Agli organi della CE è stata trasferita la potestà sovrana solo nei settori limitati già citati, tuttavia non è stato loro concesso il potere di ampliare le proprie competenze, attraverso decisioni autonome. Alla CE fa difetto sia quella competenza esclusiva che caratterizza uno Stato, sia il potere di ampliare la sua capacità. Per definirne la natura giuridica ha preso piede nel linguaggio giuridico il concetto di "sovranazionalità" per indicare con esso che la CE costituisce un'associazione di stati sovrani dotata di autonomia e di propri poteri sovrani e di un ordinamento giuridico indipendente dagli stati membri in quei settori che sono stati dichiarati di competenza comunitaria. Sarebbe però erroneo dedurne che la CE ha già trovato la propria fisionomia definitiva, essa è piuttosto un "sistema in fieri", del quale non è ancora prevedibile l'aspetto definitivo. Il trattato di Maastricht non costituisce il punto d'arrivo dello sviluppo di un'Unione europea, ma si limita a costituire una tappa intermedia. Pertanto anche se settori fondamentali dell'economia e della moneta entreranno a far parte di una unione, non per questo la Comunità potrà essere considerata uno Stato o una federazione. L' Unione Economica e Monetaria (UEM) è il corollario logico del mercato unico ed è gestita dalla Banca Centrale Europea, indipendente dai governi nazionali e dalle istituzioni comunitarie, la stessa BCE fino a poche settimane or sono nell'occhio del ciclone per le dispute verificatesi riguardo alla nomina dei suoi responsabili. Certo la suddetta banca centrale non sottointende un successivo passo unificatorio di carattere politico ma nemmeno può escluderlo proprio in vista del ruolo che l'Euro e in sostanza la politica economica europea avrà a livello internazionale: al pari del dollaro sarà la moneta utilizzata da un gran numero di operatori finanziari e riconosciuta come valuta eccellente in molti sistemi economici extraeuropei ma a differenza dei vertici dell'economia americana non risponde di fronte a nessuna istituzione o personalità governativa. Ad un attenta analisi infatti ci si rende conto di come la BCE rappresenti un organo peculiare nonchè fondamentale per l'economia europea ma che il suo operato e le sue decisioni non siano ricollegabili nè soprattutto responsabilizzino nessuna forza governativa corrispondente: tutto ciò si può tradurre con la semplice constatazione che se gli USA hanno nel loro capo di Stato Bill Clinton una personalità cardine nell'operato finanziario ed economico del paese parallelamente la BCE, banca centrale con compiti di assoluta preminenza poichè i governi di quindici nazioni hanno ritenuto opportuno cederle parzialmente il controllo delle loro economie, non ripone le sue azioni in alcun "Mr. Euro" corrispondente. Se l’economia americana si è così affermata nel mondo lo si deve anche a precisi interventi politici che tutt’ora mancano nell’organizzazione unitaria europea, legata a istituzioni settoriali precise ma ancora lontane dall’essere legittimate adeguatamente da organi politici corrispondenti ora più che mai considerati indispensabili per completare il processo (involontariamente?) innescato da Jean Monnet.L'Euro è infatti un nuovo e importante segno di progresso nella costruzione europea che indubbiamente aiuterà il "Vecchio Continente" ad inserirsi tra i due poli economici attualmente forti (Stati Uniti e Giappone) ma certo tale evento non nasconde il rischio del fallimento (definitiva questa volta) del progetto di unificazione non solo economica ma anche politica del continente se non si riuscirà a trovare in tempi possibilmente brevi un accordo governativo. Con l'avvento del terzo millennio non è da escludere lo sviluppo ma anche eventuali difficoltà di 2 mercati potenziali quanto instabili quali quello russo o cinese: un'eventuale crisi di questi mercati sarebbe piuttosto difficile da sanare senza l'intervento europeo, inevitabile ma con mezzi e modalità basati su un adeguato organigramma governativo comunitario alle spalle: la soluzione più razionale sarebbe riuscire a riunificare in esso la capacità decisionale della Banca Centrale alla sovranità popolare dei singoli Stati senza giungere ai conflitti verificatisi in occasione delle recenti scelte di vertice per la BCE, che porterebbero ben poco lontano. L’Euro e tutti gli sforzi compiuti in precedenza hanno fruttato un potenziale ruolo di rilievo ai "quindici" e prospettano futuri successi da difendere però con la stessa veemenza e costanza spesa per giungere fino a qui: il progetto unificatorio è unico nel suo genere e nello stesso tempo talmente originale da dover essere esplorato lentamente ma soprattutto legittimato con una politica di sostegno adeguata.Un grande mercato necessita una moneta unica cui tutti gli stati membri possono partecipare: grazie all'Euro le imprese e i cittadini non saranno più in balia delle fluttuazioni monetarie e ciò a vantaggio della competitività e dell'occupazione. Non ci si può considerare "arrivati" perché si è giunti in tempo all'appuntamento con i parametri di Maastricht bensì su una rampa di lancio per progetti ben più sostanziosi. Il passo dalla unificazione bancaria e monetaria a quella politica-governativa sembra dunque breve, quasi necessaria anche di fronte ai crescenti investimenti e interventi che l'UE diverrà compiere nel prossimo futuro, quando non basterà l'intervento statunitense a scongiurare crisi economiche quali quella da poco sfiorata nei mercati asiatici. A questo fine sono necessari ulteriori sviluppi, che attualmente, non è ancora sicuro che siano veramente voluti da tutti i partecipanti al processo d'integrazione. Infatti per il momento sono ancora troppo diverse le visioni in merito a quello che una unione europea dovrebbe essere e rappresentare.
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